Era il 10 ottobre 1999
Ecco quanto la giornalista indiana Sakuntala Narasimhan ha scritto nel Deccan Herald Paper di Bangalore (India):
Penso valga la pena di riportare anche in italiano quanto la nota giornalista Indiana ha pubblicato sul suo giornale al rientro in patria dopo un soggiorno nella nostra città .
Fratellanza senza confini
Rena-Cittavecchia è una piccola comunità nel nord-est dell’Italia non lontano dal confine con la Slovenia, dove la nostalgia è di casa. Le case e i viottoli sono nello stile della prima decade di questo secolo, gli scavi hanno dissotterrato anche porzioni di costruzioni che si credevano avere molti secoli ed è perciò parte dell’eredità architettonica della regione. I residenti che desiderano modernizzare le loro abitazioni devono farlo senza cambiare le facciate dell’immobile perché le autorità hanno deciso che quest’eredità immobiliare non deve essere persa per la comunità.
In questo piccolo ma interessante luogo sono stata invitata un pomeriggio da un gruppo di soci dell’Associazione i quali s’incontrano settimanalmente. (Cittavecchia s’intende letteralmente, città vecchia). Il luogo d’incontro è una sala della comunità vicino ad un’icona di Cristo dove i visitatori desiderano essere fotografati. Nell’interno della sala, i muri sono tappezzati con delle preziose fotografie della prima generazione dei tempi pre-guerra che rappresenta la storia di un’epoca di grande trasformazione avvenuta nella parte vecchia, cuore della città. L’associazione si sente orgogliosa d’essere depositaria di una così bella e significativa mostra, conservandola come fosse una reliquia.
Le donne si raggruppano con entusiasmo quando ci accingiamo ad affrontare, con uno scambio d’informazioni reciproche, e nello stesso tempo sono desiderose di mettere alla prova il loro vocabolario inglese, e ugualmente ansiose di sentirmi parlare del mio paese. Nel mio paese le donne d`origine italiana sono molto apprezzate nel campo giornalistico e politico a livello nazionale. Una partecipante mi dice che prima del suo pensionamento ha lavorato presso una ditta che importava caffè dall’India (gli italiani sono grandi amanti del caffè e infatti la parola cappuccino è un usanza locale).Sembra ci sia un piacevole rapporto nell’aria, prima di incominciare e commentare il programma. Dopo una mia breve introduzione si passa subito alle domande sul tema “Le donne in India”. Potrei dire di essere una tipica donna indiana?
Cosa significa essere una donna giornalista in India? I miei articoli sono soggetti a censura? I matrimoni sono ancora combinati dai genitori? E’ vero che fra non molto la Popolazione indiana supererà quella cinese? Come reagisce la gente alla pianificazione della famiglia? E’ vero che durante il suo mandato Indira Gandhi provò introdurre la sterilizzazione obbligatoria? Come si destreggiano le donne in carriera con le faccende di casa?
E così via, proseguendo con le consuete domande comuni, si arriva inevitabilmente alla domanda clou…..”la dote”. I come e i perché dei problemi, ai quali ho cercato di rispondere come meglio potevo. Ad un certo momento una delle partecipanti mi pose alcune domande: Perché persiste ancora il problema della dote quando le giovani donne possono scegliere i futuri mariti nel proprio cerchio fuori dell’ambito familiare? Non c’è una breve o semplice risposta che posso dare. Così, discorrendo, senza accorgermi, il tempo a nostra disposizione stava finendo. Sebbene le partecipanti avrebbero voluto farmi altre domande.
Dopo una piccola pausa per un drink e per assaggiare un dolce, ho proposto di indossare a turno il SARI, così da sentire un po’ d’atmosfera almeno una volta. L’entusiasmo prese un po’ la mano e tutte chiesero di essere fotografate per avere un ricordo di un così bell’incontro. Il divertimento è contagioso, ovviamente si familiarizza, le barriere che potevano esistere all’inizio dell’incontro cadono, lasciando spazio ad un’animata e divertente chiacchierata. Mentre loro apprendono certe usanze riguardo alle donne del mio Paese, io mi aggiorno sulla vita e costumi del Paese che mi ospita.
Il Sig. Sergio che mi aveva accompagnato a quest’incontro e fungeva come interprete quando il mio inglese diventava troppo veloce, si scusava del gran chiasso che le donne italiane usano fare durante questi amichevoli incontri. Succede esattamente lo stesso in India in simili occasioni. Si gesticola e si parla ad alta voce.
C’è veramente qualcosa d’orientale riguardo alla società italiana, specialmente in queste situazioni, a dispetto dell’innegabile tradizione e della radice europea. La loro profonda inclinazione religiosa, la maternità, le festività (come in India. Dopo tutto “Mamma mia” è l’esclamazione più comune. Una donna che è pensionata e perciò ha il tempo di partecipare a questi incontri, mi annuncia che deve andarsene perché deve fare la baby-sitter al suo nipotino, in quanto entrambi i genitori lavorano (Esattamente quanto succede oggi nel mio Paese nei centri urbani).
Una donna mi si avvicina, e, dopo essersi presentata, orgogliosamente mi dice d’essere la più vecchia pensionata del gruppo. Est od Ovest, giovane o vecchia, sembra essere una faccenda di testa piuttosto che di mentalità. Prima di lasciarci il gruppo mi chiede di posare all’esterno del circolo vicino all’altarino del Cristo. Poi… è tempo di lasciarci. In ricordo di quest’incontro, Sergio mi consegna, a nome del circolo, una targa ricordo con la scritta: “Nel cuore di Trieste con Trieste nel cuore” e un portachiavi con l’emblema di Trieste. Per me è un meraviglioso souvenir. È come se avessi ricevuto le chiavi della città che tradizionalmente le persone molto importanti usano ricevere….
Sakuntala Narasimhan
Presenti al meeting con la giornalista indiana Sakuntala Narasimhan:
Maria Siri, Mariella Pribac, Cecilia Zavaldi, Gianna Nacari, Sakuntala Narasimhan, Pierina Otti, Franca Bon, Graziella Zotti, Luciana Zorzin, Sergio Bradaschia, Silvia Cossuta.